Difficilmente parlo di eventi legati alla pizza che si svolgono in piccoli comuni ma di questa non potevo non parlare per due motivi. Il primo è che Frattamaggiore, scenario in cui si colloca questo racconto, è una delle città in cui mangiano le migliori pizze del nostro Paese. L’altro è che quando la pizza diventa uno strumento di diffusione del bello e si presta a iniziative di alto spessore, spendere due parole a riguardo diventa quasi obbligatorio.
Pizza e turismo: il connubio perfetto a Frattamaggiore
La pizza a Frattamaggiore è qualcosa di più di un semplice piatto: è una vera e propria esperienza sensoriale, parte integrante della storia di questa località alle porte di Napoli. A supporto di questa teoria, dovete sapere che in questo comune è presente addirittura un PalaPizza: si tratta di una pizzeria che occupa un intero palazzo antico e storico della città e che ha fatto da cornice all’evento di cui vi sto per raccontare.
Voglio partire dal presupposto che il nostro Paese è ricchissimo di tesori d’arte e di cultura ma solo una minima parte è conosciuto e valorizzato in tutto il suo splendore. Frattamaggiore è uno di quei piccoli/medi centri italiani il cui patrimonio artistico potrebbe essere utilizzato per richiamare in città un numero elevato di turisti ma dove, a causa dell’incuria e della scarsità di fondi, non viene data abbastanza importanza alla sua cultura.
I palazzi storici sono innumerevoli, la loro bellezza meriterebbe più attenzione e questo porterebbe in città ancora più ricchezza. Laddove non arrivano i fondi pubblici, però, arrivano le iniziative dei privati e cosa c’è di meglio della pizza per sensibilizzare e cercare di puntare l’attenzione sulla cultura, in un paese come Frattamaggiore dove questo piatto è un po’ il simbolo della comunità?
Da qui nasce l’idea di Enrico di Pietro, titolare del PalaPizza, che sebbene non sia originario di Frattamaggiore, ama profondamente questa città che gli ha dato tanto. Enrico di Pietro è uno dei pizzaiuoli napoletani più apprezzati in città, non solo perché grazie alla sua tecnica sopraffina è in grado di realizzare la vera pizza napoletana doc.
Infatti, lui è un amante della sperimentazione di qualità e il menù del suo locale ne è una dimostrazione, con preparazioni d’eccellenza che utilizzano i prodotti del territorio per dar vita a pizze sensazionali. 4 Pizze per 4 Palazzi è stato un evento che ha coinvolto tutta la città, comprese le istituzioni, in una serata gradevole, piacevole ma, soprattutto utile.
4 Pizze per 4 Palazzi: l’evento di Frattamaggiore
Enrico di Pietro è un grande ricercatore della pizza, uno studioso che conosce perfettamente questo piatto e lo sa interpretare nel migliore dei modi.
L’idea di base dell’evento è stata quella di realizzare quattro pizze iconiche, ognuna dedicata a un palazzo storico della città.
L’evento è stato strutturato come un vero e proprio percorso nella storia, dove ogni pizza ha assunto i caratteri del monumento che ha rappresentato: dal medioevo in su, la serata è stata l’occasione per dimostrare che Frattamaggiore ha un patrimonio culturale davvero importante, anche se poco conosciuto.
L’evento è stato moderato dalla giornalista Brunella Cimadomo, voce narrante della serata, che ha guidato gli avventori in un viaggio originale e unico nella storia della città. Unire la pizza alla storia è stato forse un azzardo ma quando si ha la possibilità di mettere in campo la qualità di un pizzaiolo d’eccezione come Enrico di Pietro, i risultati non possono che essere straordinari, da ogni punto di vista.
Le pizze presentate al PalaPizza di Frattamaggiore
La prima presentata è stata la Pizza del Vicario, dedicata alla Gran Corte della Vicaria.
Questo palazzo ha ospitato per un breve periodo di tempo la prima magistratura di appello del Regno di Napoli, quando la città partenopea venne colpita dalla peste nel XV secolo.
È l’unico palazzo non religioso della città a essere sottoposto a vincolo culturale e sebbene strutturalmente non sia pericolante, versa in un pessimo stato di conservazione. L
a Pizza del Vicario pensata da Enrico di Pietro prevede un condimento a base di nzogna e pepe. La sugna è un ingrediente che è stato abbandonato nelle ricette tradizionali in favore di alternative più salutiste ma è uno dei primi condimenti utilizzati per la pizza.
Per tale ragione il maestro pizzaiolo ha voluto rendere omaggio a questo palazzo con una composizione tanto semplice quanto saporita. Questi erano i due ingredienti più utilizzati nella cucina povera del Quattrocento (periodo realizzativo del Vicariato) in questa zona e pertanto non c’era nulla di più rappresentativo per rendere omaggio al palazzo.
La seconda a comparire durante la serata è stata la Pizza del Vescovo, dedicata all’omonimo palazzo settecentesco della città. Al contrario di quanto si possa immaginare, non è una struttura ecclesiastica: fu realizzato dalla famiglia Lupoli, potente casato impegnato nel commercio del vino, che nella sua genealogia può vantare ben tre vescovi e una lunga tradizione cattolica che lega a doppio filo con la Chiesa di Roma.
La ricetta della Pizza del Vescovo prevede un condimento con succulenti pomodorini gialli datterini. Il motivo è molto semplice: questo ingrediente, nel Settecento, era da poco arrivato dalle Americhe e c’era la convinzione che fosse addirittura nocivo per la salute, tanto che non venne utilizzato per un lungo periodo. Il sapore dolce e persistente dei pomodorini gialli è stato abbinato da Enrico di Pietro al fiordilatte di Agerola e al provolone del Monaco DOP, capaci di esaltarne al massimo il sapore.
La pizza del Cannavaro è stata la terza in ordine di apparizione durante l’evento 4 Pizze per 4 Palazzi ed è dedicata all’omonimo edificio del centro di Frattamaggiore.
È uno dei bei palazzi borghesi settecenteschi che incorniciano le vie principali della città: è stato di proprietà della famiglia Ferro, che si è distinta in città per l’avviamento dell’industria produttiva della canapa, da qui esportata in tutta Europa.
La Pizza del Cannavaro è stata realizzata proprio con farina di canapa, in omaggio a quella tradizione che ha portato Frattamaggiore a essere conosciuta anche al di là dei confini del Regno di Napoli. È una pizza bianca condita con ottimo impasto di salsiccia di maialino nero di pura razza casertana e provola di Agerola, sapori contrastanti ma dal gusto unico.
La Pizza del Borghese è stata l’ultima a essere presentata, perché dedicata a uno degli edifici storici più recenti. Con questa preparazione, Enrico di Pietro ha voluto omaggiare Villa Cirillo, uno dei pochi esempi di Neorinascimentale e Liberty del Novecento a Frattamaggiore.
La sua peculiarità sono le due torrette che affiancano il corpo principale dell’edificio e che l’hanno sempre resa riconoscibile e fatta apprezzare dai frattesi. L’omaggio a questo palazzo è stato fatto mediante una sfoglia di impasto pizza condita con abbondante pomodori ciliegino, basilico e parmigiano. È una pizza che ha richiesto una doppia cottura. Al termine di entrambe, Enrico di Pietro ha versato un filo di olio EVO sui bocconcini di mozzarella di bufala a crudo.
A me tutte e tre le ricette di queste pizze sembrano davvero ottime! Dopo Carlo Cracco, con la sua rivisitazione della pizza margherita che ha scatenato così tante polemiche, è bello vedere come il lavoro di un maestro pizzaiolo come di Pietro venga apprezzato all’unanimità! Speriamo che questa iniziativa sia di spunto anche per altre simili, grazie alle quali si potrebbero raccogliere i fondi per la salvaguardia e la ristrutturazione delle nostre città. La pizza come strumento di protezione dei monumenti: perché no?