Era un riconoscimento che si aspettava da tempo e finalmente oggi è arrivato: la pizza è entrata tra i Patrimoni UNESCO. La candidatura dell’Italia di uno dei suoi piatti più rappresentativi del mondo è stata accolta positivamente dalla commissione riunita nell’Isola di Jeju, in Corea del Sud.
Il via libera definitivo all’ingresso della pizza tra i patrimoni dell’UNESCO sarà dato definitivamente solo il 9 dicembre, al termine del 12° Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. In realtà, a ottenere il riconoscimento dell’UNESCO non è stata la pizza in quanto tale ma, bensì, l’Arte del Pizzaiuolo Napoletano e la preparazione della vera pizza napoletana.
Il processo di ingresso della pizza napoletana e dell’arte di preparazione tra i beni immateriali dell’UNESCO è iniziato nel lontano 2014 durante una serata del Pizza Village nel capoluogo Partenopeo, dove Alfonso Pecoraro Scanio lanciò ufficialmente la petizione a sostegno della candidatura a patrimonio UNESCO della pizza. In realtà, quella di Pecoraro Scanio fu la riproposizione di una vecchia mozione, risalente addirittura al 2000 e lanciata da tantissimi pizzaiuoli napoletani per l’affermazione dell’identità di un piatto che racchiude in se la cultura, la storia e la tradizione di un intero popolo. Le firme raccolte dopo la mozione di Pecorario Scanio sono state oltre 2milioni e provengono da tutto il mondo, non solo dal nostro Paese, segno che tutto il pianeta e tutti i popoli ci riconoscono quest’arte e questa specialità.
La motivazione data dal comitato è stata resa nota a poche ore dalla comunicazione d’ammissione, ed è molto chiara e specifica sul perché sia stata premiata la pizza napoletana:
“Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale.”
Quella del pizzaiuolo napoletano è una vera e propria arte, che racchiude in sé la vera tradizione artigiana di un popolo, la storia e la cultura di un’intera comunità che si tramanda di padre in figlio da generazioni e che identifica come pochi altri prodotti una nazione ma, soprattutto, il popolo partenopeo. Ancora oggi, nonostante lo scorrere del tempo, la pizza continua a essere l’elemento più rappresentativo della tradizione che non viene intaccato dalle mode e dai miti dell’era moderna, resistendo imperterrito.
Il riconoscimento dell’Arte del Pizzaiuolo napoletano e della preparazione della pizza napoletana è una grandissima vittoria per il territorio, dove per tanti anni quella del pizzaiolo spesso è stata considerata semplicemente un’attività di ripiego per i giovani che non avevano la fortuna di trovare un altro mestiere. Grazie all’UNESCO, tantissimi giovani si avvicineranno nuovamente a quest’arte, continuando a tramandare una tradizione che ha rischiato di dissolversi ma che, grazie all’impegno e alle lotte di tantissimi maestri pizzaiuoli napoletani, oggi è diventata a tutti gli effetti un bene italiano da proteggere e da tutelare per le generazioni future. Il riconoscimento dell’UNESCO si spera porterà tantissime persone ad avvicinarsi all’arte della vera pizza preparata secondo il metodo napoletano, realizzata con ingredienti genuini e con specifiche caratteristiche che, da oggi, dovranno essere rispettate alla lettera per far sì che la pizza possa essere davvero considerata un capolavoro meritevole di tutela. In particolare, secondo i canoni della tradizione napoletana, la vera pizza è alta ai bordi e ha un impasto morbido e altamente digeribile, merito della lunghissima lievitazione che viene fatta fare alla pasta, che durante le 48/72 ore di riposo immancabili nella preparazione tradizionale ha tutto il tempo di maturare. La pizza napoletana è uno dei piatti che vanta il maggior numero di imitazioni ma, grazie al riconoscimento UNESCO, adesso sarà molto semplice individuare quelle realmente meritevoli. Ovviamente, sono concesse delle “licenze poetiche sul tema”, sperimentazioni ed esperimenti che prevedono la modifica della ricetta originale, ma il tutto dev’essere ovviamente fatto nel rispetto dei canoni di qualità che non possono mai essere derogati.
L’Italia non è nuova a ottenere riconoscimenti dall’UNESCO, se si considera che la pizza è il 58° bene tutelato a livello gastronomico, addirittura il 9° se si considera solo la regione Campania.
Ovviamente, l’ammissione della pizza tra i patrimoni dell’UNESCO non è passata inosservata nella città dove tutto questo è nato e a Napoli, già dalle prime ore di stamattina, fervevano i preparativi della festa. Il Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco è riunito in Corea del Sud e per questioni di fuso orario, quando in Italia è arrivata la notizia tanto attesa, era appena sorto il sole. Tuttavia, i napoletani sono noti per la loro grandissima e bellissima arte di riuscire nelle imprese impossibili e così, già dalle 8 del mattino di oggi, tantissime pizzerie avevano già risollevato le loro saracinesche per un’apertura straordinaria, soprattutto nel centro storico di Napoli, già in clima natalizio. Una delle pizzerie che ha festeggiato con maggiore entusiasmo è stata Brandi, in via Chiaia, dove secondo la tradizione è stata sfornata la prima pizza Margherita, la regina delle pizze. Non si sono tirati indietro nemmeno Sorbillo e Concettina ai tre santi, altre due pizzerie storiche di Napoli, dove la colazione del 7 dicembre è stata per tutti a base di pizza, ovviamente offerta in segno di festeggiamento. Nessun tappo di spumante o di champagne che è esploso per festeggiare, dunque, ma tantissime mani dei maestri napoletani più conosciuti che hanno modellato e infornato centinaia di pizze per condividere con il popolo partenopeo la gioia di una vittoria tanto attesa, desiderata ma, soprattutto, meritata.