Per noi italiani la pizza da asporto è una vera e propria compagna di vita. Non sappiamo rinunciare al gusto di un’ottima pizza a domicilio, assaporata a casa davanti alla tv, magari in compagnia degli amici.
Nel nostro Paese sono circa 20.000 quelle che praticano l’asporto e siamo il secondo Paese al mondo dal punto di vista del consumo, secondi solo agli Stati Uniti. Se consideriamo che nel Paese a stelle strisce vivono 325 milioni di persone e noi in Italia siamo appena 60 milioni, è facile capire perché siamo solo secondi.
I numeri della pizza, d’altronde, sono da capogiro in tutto il mondo: questo è un mercato che non conosce crisi, volano per l’economia italiana.
Tornando alla pizza da asporto, quello che la caratterizza sono senz’altro i contenitori con cui viene consegnata a domicilio: le scatole di cartone. Per quanto mi riguarda le considero uno dei simboli della nostra epoca, delle icone rappresentative della nostra società. Non esiste un film, soprattutto americano, in cui non venga mostrato uno di questi cartoni per pizza. Nelle case degli italiani, mediamente almeno una volta alla settimana, i cartoni per pizza fanno la loro comparsa tra i rifiuti (ora differenziati).
L’industria dei contenitori per pizza in Italia è una delle più importanti dell’indotto generato da questo prodotto, e visti i numeri dell’asporto non c’è da stupirsi. Sono circa 700 milioni (solo in Italia) i cartoni pizza che vengono acquistati ogni anno dalle pizzerie sul territorio. Ma ci siamo mai chiesti se il cartone per pizza è davvero la soluzione migliore per il trasporto e il consumo? La legge italiana disciplina con accuratezza questo prodotto, che senza dubbio è una delle soluzioni più pratiche per la consegna a domicilio della pizza, ma il mercato si sta evolvendo anche su questo aspetto e sono attese importanti novità nel prossimo futuro.
Cartoni per pizza: la normativa in Italia
Se le nostre leggi, al di fuori dei confini, possono a volte sembrare troppo blande, quando si tratta di pizza in Italia sappiamo essere molto rigorosi. Infatti, la normativa che disciplina l’utilizzo dei cartoni per pizza è una delle più stringenti in Europa. Si basa sul D.M. 21 marzo 1973 e sulle sue successive modificazioni, ossia quello che regola gli aspetti igienici di tutti i contenitori, gli imballaggi e gli utensili destinati al contatto con gli alimenti.
Tra i dispositivi della normativa in questione ce n’è uno che riguarda molto da vicino il mondo della pizza a domicilio e dei suoi contenitori: in Italia, infatti, è fatto divieto di utilizzare recipienti interamente realizzati in cellulosa riciclata se questi vanno a contatto con gli alimenti umidi. In questa categoria di alimenti rientra proprio la pizza! Il motivo di questo divieto è molto semplice: l’attuale industria della cellulosa riciclata utilizza piombo, ftalati e altri composti per la lavorazione, tutti tossici per la salute umana. Se consideriamo il fatto che le pizze vengono adagiate e chiuse nei contenitori in cartone subito dopo essere state sfornate, appare evidente che le alte temperature (circa 60 gradi) che si raggiungono all’interno possono far sì che questi componenti migrino sull’alimento. Secondo il dispositivo di legge, ogni cartone può contenere al massimo 3 microgrammi di piombo per ogni decimetro quadrato della sua superficie, concentrazione ben al di sotto di quella della cellulosa riciclata. L’altro divieto assoluto riguarda la presenza di scritte nella parte interna, visto che anche questi inchiostri contengono sostanze tossiche per la nostra salute.
I cartoni per uso alimentare devono essere facilmente riconoscibili: in che modo? I contenitori per le pizze sono solitamente decorati con immagini evocative a tema e recano la scritta “pizza”: può sembrare un vezzo, un modo simpatico per presentare il piatto, ma non è questa la realtà. Quelle stampe, infatti, sono esse stesse una prima garanzia per i consumatori perché è una dichiarazione di idoneità esplicita. In mancanza di quello, dev’essere presente il simbolo del coltello e della forchetta, icona riconosciuta per l’idoneità alimentare. Se mancano entrambi, il cartone è evidentemente non adatto a contenere la pizza. Avete mai notato questi particolari? Vi consiglio di prestarci attenzione al prossima volta!
Il declino del cartone per pizza: è davvero così vicino?
A proposito della validità o meno del cartone come materiale per la realizzazione dei contenitori per pizza, qualche settimana fa mi ha incuriosito una notizia. Un’azienda italiana ha messo a punto un contenitore per pizza in alluminio riutilizzabile e se nel nostro Paese questa soluzione sembra non essere ancora apprezzata, oltre la Manica pare sia considerata come l’invenzione del secolo.
Il primo acquirente di questo prodotto, infatti, è una pizzeria di Cardiff, che ha iniziato a offrire ai suoi clienti le pizze da asporto all’interno di questi contenitori. Il risultato? I clienti sono più che soddisfatti e la pizzeria ha aumentato il numero di richieste di pizze. Michelangelo, così si chiama questo contenitore, è realizzato al 99% con alluminio alimentare, certificato e testato anche per i prodotti senza glutine.
La parte di copertura superiore dispone di alcuni fori utili a far uscire facilmente la condensa. All’interno del coperchio, però, questi fori sono coperti con una particolare carta a uso farmaceutico (applicata con colla alimentare) che assorbe l’umido.
È una soluzione smart che potrebbe rivoluzionare il mercato delle pizze a domicilio. La pizzeria di Cardiff propone questo contenitore a 2 sterline: quando si desidera acquistare una pizza da asporto ci si reca in pizzeria con il proprio contenitore.
Uno dei vantaggi più apprezzati dai consumatori, oltre al risparmio sul lungo periodo, è la capacità di questa soluzione di mantenere la pizza alla giusta temperatura. Quante volte siamo arrivati a casa con la pizza ormai fredda? Con Michelangelo questo potrebbe essere solamente un brutto ricordo. Probabilmente, al di là dei comunicati pubblicitari, Michelangelo non sostituirà mai completamente i tanto amati cartoni per la pizza, ma ne costituisce senz’altro una valida alternativa.
L’evoluzione del cartone pizza:
l’intuizione di due giovanissimi italiani
Se da un lato si pensa a trovare nuove soluzioni per sostituire i cartono pizza, dall’altro due giovanissimi italiani hanno dato nuova vita a questo prodotto. Un’intuizione tanto semplice quanto geniale, la loro, per trasformare la pizza da asporto in un vero e proprio street-food. Come? Aggiungendo due bretelle al contenitore per pizza in cartone: la pizza a tracolla sembra essere il futuro dello street-food, perché permette di mangiare senza dover necessariamente avere un tavolino d’appoggio. Nele Alihodzich e Henri Lamaj, i due ventitreenni jesini che l’hanno ideato, hanno presentato la loro idea al al 46esimo Salone delle Invenzioni di Ginevra, dove si sono aggiudicati la coppa della Camera di Commercio Svizzera e numerosi contatti con buyer e produttori pronti a utilizzare la loro invenzione.
L’idea della pizza a tracolla è nata quasi per caso, come si conviene a tutte le grandi invenzioni, prendendo spunto da una necessità. Uno dei due ragazzi si è ritrovato a dover rispondere al telefono mentre aveva tra le mani la sua pizza in cartone. A quel punto ha pensato che sarebbe stato bello trovare un modo per poter mangiare comodamente la pizza in cartone senza necessariamente avere un tavolo d’appoggio.
Da quel momento, i due ragazzi che si conoscono dai tempi della scuola, hanno iniziato a lavorare alacremente al loro progetto, studiando le soluzioni migliori in merito a praticità, funzionalità e resistenza. Il prototipo ha riscosso un grandissimo successo fin dalla sua prima apparizione: anche per testare l’opinione del pubblico, i due giovani passeggiavano tra gli stand del Salone delle Invenzioni di Ginevra utilizzando il loro cartone a tracolla e sono stati tantissimi i curiosi che si sono avvicinati per capire cosa fosse. Sarà davvero questo il futuro dei cartoni per le pizze? Io non lo so, ma voglio fare un plauso a questi due ragazzi per averci mostrato un altro modo in cui gustare la nostra amata pizza!